Questa storia inizia a Cagliari...

Sicuramente conoscerete il Mercato di San Benedetto (per chi non è di Cagliari è il più grande mercato civico famoso soprattutto per i prodotti ittici). Cosa c’entra con questa storia? Lo capirete presto.

Siamo nel 1997.

Ora immaginate una giovane donna trasferitasi da una grande città del Continente a Cagliari, si approccia alla nuova realtà sarda rimanendone da un lato affascinata dall’altro disorientata.

Il profumo dell’aria, il cielo di un azzurro vivo, quel vento che soffia di continuo, le distanze da percorrere per gli spostamenti ridotte al minimo, la gente che ti riconosce per strada e ti saluta. Come è possibile non restarne colpiti?

“Peccato che il suo cognome non termini con la u!”. Questa è la risposta che questa giovane donna ha ricevuto a uno dei tanti colloqui di lavoro. In realtà non ha mai capito quale fosse il fine di questa espressione, sta di fatto comunque che la battuta l’aveva molto disorientata. A cosa erano serviti 25 esami all’Università, la laurea con lode, un’esperienza professionale di oltre 5 anni in un’Azienda di livello internazionale? In quel momento la sensazione dolorosa e pungente era che tutto quanto non fosse servito a nulla!

Con questo spirito (un po’ da cane bastonato) si recava ogni giorno al mercato di San Benedetto per fare la spesa. Perché il mercato? Perché pullulava di vita e profumi, di colori e rumori. Percezioni così diverse dalle tenebre del suo umore. Non c’era rabbia, neanche frustrazione, solo una grande incredulità accompagnata da un pensiero fisso: come uscire dalla situazione di stallo di un quotidiano mai veramente scelto: quello della casalinga! Si premette che la protagonista di questa storia nutre una sconfinata ammirazione per chi sceglie di essere madre di famiglia a 360°. Sono loro le vere manager che si dividono in mille compiti e mille lavori, spesso non riconosciuti. Ma la nostra protagonista sentiva che non fosse la sua unica e vera vocazione.

L'inizio di una nuova vita

Dunque tra una spesa ed un’altra, una chiacchiera ed un saluto, nell’attesa del suo turno per essere servita, una mattina ascolta per caso la conversazione di una signora la cui figlia doveva sposarsi quel sabato in una Chiesa vicino a dove lei abitava. Non conosceva la signora, ma il suo modo di parlare e ciò che diceva le facevano pensare a una bella cosa.

E la nostra amica aveva voglia di vedere una “bella cosa”, di ammirare l’eleganza (il suo armadio era ricco di outfit da ufficio certo inadatti per andare al mercato!). Dunque decide di andare a curiosare senza ovviamente dare nell’occhio. E così è stato.

Peccato che la sua aspettativa rimane delusa.

La sposa bellissima (ogni sposa emana una luce di gioia che la rende splendente), la mamma della sposa molto fine (all’altezza delle aspettative) ma tutto il resto: l’ambiente, la cornice, gli allestimenti floreali…tutto pressoché inesistente.

La situazione reale era ben diversa da quella che la nostra amica aveva immaginato per un matrimonio: la Chiesa era spoglia, nessun abbellimento, solo due cesti di fiori all’ingresso.

Una stonatura evidente.
Perché l’aspetto coreografico, l’allestimento, i dettagli: tutto era così… basic, per usare un’espressione moderna. Eppure si trattava di un matrimonio, un evento unico e gli ospiti erano tutti piuttosto eleganti! Non riusciva proprio a capire.

Incuriosita, decide di approfondire.

Come una “guardona” discreta (sempre all’ultimo banco), inizia allora a partecipare alle cerimonie matrimoniali di cui viene a conoscenza dalle pubblicazioni delle Chiese. Prima la chiesa vicino casa, poi un’altra e un’altra ancora. Dopo un paio di mesi di osservazione, decide di trarre le sue conclusioni.

Se quella era l’offerta del mercato, lei, che aveva preso in mano solo qualche bouquet di fiori regalato, sentiva di poter proporre qualcosa di diverso, di più articolato.

Il punto però era come partire. Già come partire. Non era solo una questione di risorse ma di conoscenze. Fare amicizia venendo da fuori non è proprio semplice, siamo sinceri, ma avendo individuato uno spiraglio di mercato, l’ultima cosa era scoraggiarsi!

La prima cosa che fa è quella di redigere un business plan, con i dati che aveva a disposizione. Decide quindi di fare una verifica presso un’associazione di categoria per capire come muoversi, come intraprendere un percorso lavorativo, quali erano gli oneri e i costi, gli adempimenti eccetera.
Qui incontra una persona che si sarebbe rivelata cruciale.

L’impiegata dell’Associazione, una stacanovista assoluta, la ascolta, si fa raccontare la sua storia e decide all’istante, colpita dal suo entusiasmo (glielo racconterà anni dopo, quando ormai le due erano amiche), di aiutarla. Le presenta il proprietario di una location molto in voga in quel periodo (a dire la verità lo è ancora). La nostra amica decide di non farsi sfuggire questa opportunità e si offre di preparare la decorazione per il tavolo degli sposi dei tantissimi ricevimenti di nozze che si svolgevano in quella struttura.

In cambio chiedeva di avere un feedback sul gradimento degli sposi, che le avrebbe consentito di approfondire i gusti del mercato, che di fatto non conosceva. Per lei questo test era importante: era consapevole che al primo errore la collaborazione si sarebbe interrotta.

Il proprietario della location, che già le stava dando molta fiducia, le chiede un album di foto da sottoporre agli sposi. Accetta senza esitazione pur non sapendo esattamente da dove iniziare, cosa fare. Comincia allora a comprare fiori su fiori ed esercitarsi seguendo unicamente il suo istinto. Fa mille prove, con combinazioni diverse, inizialmente improponibili, ma poi via via sempre più graziose, sicuramente originali, fuori dai canoni consueti.

Chiama un fotografo e prepara alla fine questo piccolo album, che ancora conserva, così giusto per non dimenticare l’inizio! I feedback degli sposi si rivelano gratificanti!

Decide così di andare avanti. Propone agli sposi, preventivamente contattati con l’accordo della location, una serie di bomboniere molto graziose che lei stessa confezionava con estro e creatività. Il lavoro inizia ad arrivare, lei è al settimo cielo, ma che fatica! Quante notti senza dormire per terminare il lavoro!

Tutto aveva comunque una dimensione “casalinga”.

Come artigiana la nostra amica poteva lavorare in casa e in questo modo poteva seguire i bambini! Le visite al mercato di San Benedetto nel frattempo si diradavano. Non c’era più tempo, e la cosa non era per niente spiacevole!
Quel senso di disorientamento ora cedeva il passo ad una spinta fortissima, quella di andare avanti! C’era sempre incertezza (ahimè quella non sarebbe mai passata!), ma ora prevaleva la determinazione.

Dopo un anno la nostra amica apre un piccolo negozio, vicino casa. Il lavoro continua, la passione pure. Quello stesso anno si inaugura a Cagliari la prima Fiera sposi che si chiamava “Fiori d’arancio”. Letta la pubblicità sul giornale, preso appuntamento (accompagnata dalla sua amica, quella dell’Associazione di cui sopra), decisione di partecipare: tutto in un giorno. Passo grandioso, pensava lei!

Si impegna allo strenuo per allestire il suo spazio utilizzando, per decorare l’esterno dello stand, del tulle bianco e dei rami di edera. Qualcosa di orribile (detto ora a 20 anni di distanza), ma allora appariva grazioso, talmente gradevole che una visitatrice della fiera chiede alla nostra amica la disponibilità di allestire la Chiesa per il suo matrimonio. Era la Chiesa di Beata Vergine di Lourdes a Poggio dei Pini, che ovviamente lei non conosceva. Certo! Fu la risposta, così di impeto, senza riflessione, senza indugio.

La fiera nel complesso si rivelò un successo. Grandi complimenti, tanta gioia. La Chiesa pure! Ma quanti fiori sciupati, quanto spreco! L’inesperienza aveva il suo prezzo da pagare se si voleva fare una cosa bella.
Fresie, limoni e margherite: questa la combinazione proposta ed accettata dalla sposa con entusiasmo. Le foto di quella cerimonia portarono in quell’anno, senza alcuna pubblicità, altri 5 matrimoni.

L’anno dopo, di nuovo la Fiera.

Nel frattempo, la nostra amica aveva acquistato dei bellissimi tessuti per realizzare la copertura dei banchi delle chiese (a Cagliari ancora non si usavano le “Chiese vestite”).

Aveva dunque deciso di presentare la novità in Fiera simulando una vera cerimonia con composizioni di fiori per i banchi, arco di fiori per l’entrata, bouquet da sposa. Insomma, tutto quello che serviva per una suggestiva cornice alla celebrazione, mancavano solo gli sposi (e il prete).

La svolta: inizia la formazione

Questa giovane donna era orgogliosa di presentare questa idea (erano passati 2 anni da quando aveva visto il primo matrimonio basic) ma qualcosa non andò, almeno apparentemente, per il verso giusto. Due signore, pensando di non essere ascoltate, commentavano l’allestimento dicendo: “Buon gusto indubbiamente, ma manca la tecnica”.

Colpo al cuore. Forte. Sordo, Profondo.

La verità che ti arriva così improvvisa e inaspettata. Cosa dire, cosa pensare? Nulla. Bisognava riconoscere che…avevano ragione!

Lei aveva effettivamente buon gusto (lo dicevano tutti!) ma era pur sempre un’autodidatta, non aveva basi solide se non la sua intraprendenza e la sua tenacia.

In realtà quel commento fu il vero punto di svolta della sua carriera.

La formazione soltanto poteva consentirle di passare ad una vera dimensione professionale

Corso vocazione Wedding Planner online

Sì perché la professione non si inventa, si costruisce con tenacia e si acquisisce in un unico modo: con la formazione!

La nostra amica inizia a seguire corsi di tecniche floreali presso una scuola italiana molto accreditata.

Frequenta decine di corsi per anni e il suo lavoro decolla.
I suoi allestimenti non obbediscono agli schemi consueti ed è incessantemente alla ricerca di novità.

Acquisisce ed affina l’impostazione metodologica (non sciupa più tanti fiori!) e l’apprezzamento dei suoi lavori cresce.
La sua professione progredisce e si specializza anche sotto un altro aspetto.

La gestione dell’evento.
L’evoluzione rapida di internet e lo sviluppo esponenziale dei social hanno trasformato il matrimonio da festa familiare a evento che necessita di organizzazione e gestione. Il salto di qualità è inevitabile.

La sua formazione nell’organizzazione e coordinamento del matrimonio/evento in questo caso deriva dall’applicazione dei principi studiati all’Università nella gestione aziendale e, soprattutto, dall’esperienza. Quella vera maturata sul campo, che la vede organizzare e gestire nel tempo decine e decine di matrimoni in tutta la Sardegna e a Roma. Quanti? Difficile dirlo con esattezza, qualche centinaio sicuramente.
Sono anni di lavoro “pazzo e disperatissimo” (Leopardi mi scuserà se lo metto in mezzo), fatto di notti passate a lavorare, di turn over di collaboratori che poi imparano a volare soli e che tornano da lei di tanto in tanto per chiedere consigli. Sono anni di grandi soddisfazioni e gratificazioni.
Un aspetto di questa storia merita di essere sottolineato. La mia amica, divenuta col tempo Wedding Planner & Designer, ha vissuto unicamente del suo lavoro. Per dirla in una parola ha fatto impresa. Sembra scontato, ma non lo è per la sua professione (spesso considerata un hobby o poco più).

Si è fatta da sola, ha lavorato sodo e continua a farlo. Chi è animato da passione non può smettere, deve andare avanti.

La protagonista di questa storia appartiene a quella categoria di persone orgogliose e concrete, che fa fatti e non chiacchiere, che non ama apparire perché sono i suoi lavori a parlare per lei, una persona insomma che sulla sua pelle ha sperimentato che il lavoro serve per vivere (le chiacchiere non servono a nulla e svaniscono in fretta!).

La storia che vi ho raccontato sinteticamente, come avrete capito, è la storia della mia vita.

Quattro anni fa ho cominciato una nuova avventura professionale: ho fondato la Wedding Master Academy.
Dopo aver conseguito tutti i titoli che potevo ottenere, aver affinato le tecniche di lavoro e aver maturato un’esperienza ampissima, ho deciso che fosse giusto fare qualcosa per le nuove leve.
Questo è la mia nuova “creatura” weddingmastercademy.it

Ma questa è un’altra storia!

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